L'insegnamento mira a fornire allo studente conoscenze sulla materia specifica della psicologia sociale. In particolare verrà fornita la modalità con cui questa disciplina è nata, le teorie che si sono sviluppate tra il 1800 e il 1900 (modello biologico, psicoanalisi, modello comportamentista, modello cognitivista, prospettiva gestaltista); si passa poi a parlare del sociale nella mente secondo l'autore Wundt.
Successivamente si affronta l'argomento della conoscenza del mondo secondo la Gestalt, l'approccio ecologico e il New Look. Per quanto riguarda l'argomento della percezione degli altri si affronta il fenomeno della formazione delle prime impressioni secondo il modello configurazionale, il modello algebrico e l'interpretazione ecologica per passare poi a spiegare il fenomeno delle attribuzioni causali secondo 3 modelli: modello di Heider, modello di Jones e Davis e il modello della covarianza e successivamente si affronta il fenomeno della percezione del sé. Si passa poi a spiegare: la differenza tra atteggiamenti e rappresentazioni sociali, l'incontro personale legato alle relazioni intime, la comunicazione umana e animale con differenze e punti di incontro, le relazioni nei gruppi sviluppando soprattutto studi sulle dinamiche/sull'evoluzione/sulla comunicazione nei gruppi, i pregiudizi, gli stereotipi e l'incontro tra gruppi e culture diverse, si passa poi all'illustrazione della dimensione della dimensione storica e culturale dei processi psicologici. Infine l'insegnamento mira a fornire allo studente lo studio della salute secondo la psicologia sociale e l'importanza della promozione sociale. A.A. 2019/2020
Psicologia Sociale
di Emma Lampa
L'insegnamento mira a fornire allo studente conoscenze sulla materia specifica
della psicologia sociale. In particolare verrà fornita la modalità con cui questa
disciplina è nata, le teorie che si sono sviluppate tra il 1800 e il 1900 (modello
biologico, psicoanalisi, modello comportamentista, modello cognitivista,
prospettiva gestaltista); si passa poi a parlare del sociale nella mente secondo
l'autore Wundt.
Successivamente si affronta l'argomento della conoscenza del mondo secondo
la Gestalt, l'approccio ecologico e il New Look. Per quanto riguarda l'argomento
della percezione degli altri si affronta il fenomeno della formazione delle prime
impressioni secondo il modello configurazionale, il modello algebrico e
l'interpretazione ecologica per passare poi a spiegare il fenomeno delle
attribuzioni causali secondo 3 modelli: modello di Heider, modello di Jones e
Davis e il modello della covarianza e successivamente si affronta il fenomeno
della percezione del sé. Si passa poi a spiegare: la differenza tra atteggiamenti
e rappresentazioni sociali, l'incontro personale legato alle relazioni intime, la
comunicazione umana e animale con differenze e punti di incontro, le relazioni
nei gruppi sviluppando soprattutto studi sulle dinamiche/sull'evoluzione/sulla
comunicazione nei gruppi, i pregiudizi, gli stereotipi e l'incontro tra gruppi e
culture diverse, si passa poi all'illustrazione della dimensione della dimensione
storica e culturale dei processi psicologici. Infine l'insegnamento mira a fornire
allo studente lo studio della salute secondo la psicologia sociale e l'importanza
della promozione sociale. A.A. 2019/2020
Università: Università degli Studi di Macerata
Facoltà: Scienze Politiche
Corso: Scienze e Tecniche della comunicazioneEsame: Psicologia Sociale
Docente: Ramona Bongelli1. Natura e obbiettivi della psicologia sociale
Secondo la definizione di Allport la psicologia sociale è la disciplina che tenta di comprendere e spiegare in
che modo pensieri, sentimenti, azioni sono influenzati dalla presenza reale, immaginata o implicita di altri
esseri umani.
Questa definizione ha suscitato consensi da parte di chi considera la psicologia sociale come una sub-
disciplina della psicologia generale ma ha suscitato anche delle critiche. Infatti questa definizione per alcuni
è individualistica, cioè assume l'individuo come punto focale della propria osservazione, esaminando le
conseguenze delle relazioni sociali (reali o immaginate, presenti o passate) sul suo pensiero e sul suo modo
di essere/agire.
La dimensione sociale è concepita come una delle possibili variabili in grado di condizionare lo sviluppo e
l'azione dell'individuo.
Questa visione individualistica ritiene l'individuo come l'oggetto di studio ma questo fa identificare la
psicologia sociale con la psicologia generale e perde la sua autonomia. Il punto di vista individualistico si è
dovuto confrontare con il punto di chi riteneva la dimensione sociale non come uno dei possibili campi di
applicazione della psicologia generale o come una delle varabili in grado di condizionare il comportamento
individuale, ma come una dimensione costitutiva della mente poiché tutta la nostra vita si svolge in
interazione con gli altri, perché l'altro è sempre presente. Quindi non esiste una vita mentale che può essere
studiata a prescindere della dimensione sociale.
Nasce un dibattito sul ruolo della dimensione sociale che accompagna la storia della psicologia sociale.
Nel momento in cui si adotta un'ottica individualistica e si concepisce la psicologia sociale come una sub-
disciplina della psicologia, si conferma la sua diversità rispetto a discipline di derivazione sociologica, che
hanno la dimensione sociale come oggetto di studio, però si rinuncia alla sua autonomia rispetto alla
psicologia generale. Al contrario se si accentua il ruolo dei processi sociali si persegue una maggiore
indipendenza rispetto alla psicologia generale, ma si rischia di rendere difficilmente distinguibile la propria
analisi da quella delle discipline più concretamente socio-culturali.
Una soluzione a questo dibattito distingue:
• La psicologia sociale psicologica: concepita come sub-disciplina della psicologia, che ha come focus
d'indagine i processi mentali individuali e i temi trattati sono la personalità, la motivazione, gli
atteggiamenti, ecc.
• La psicologia sociale sociologica: concepita come su-disciplina della sociologia, ha come focus d'indagine
i processi sociali e i temi trattai sono l'interazione dei ruoli, la comunicazione, …
La differenza più importante non sta nei fenomeni esaminati, ma nel modo in cui vengono esaminati.
In entrambi i casi la psicologia sociale si trova ad essere subordinata a una disciplina più importante
(psicologia generale o sociologia) che fornisce i modelli imperativi da applicare ai campi specifici. Si finisce
per perdere la specificità della spiegazione psico-sociale e inoltre si corrono due rischi opposti:
1. Riduzionismo psicologico: cioè la tendenza a spiegare fenomeni complessi (come i comportamenti
Emma Lampa Sezione Appunti
Psicologia Sociale umani) in termini di processi psicologici elementari
2. Determinismo socio-culturale: cioè l'idea che l'individuo sia completamente determinato nel suo modo
di essere e nelle sue azioni da condizioni esterne
In entrambi i casi si perde l'intersezione tra le due dimensioni che consente di valorizzare la specificità della
mente umana che è radicata nelle processualità psicologiche e nei condizionamenti sociali e quindi non può
essere appiattita su alcuna delle due polarità.
Nasce così una nuova definizione di psicologia sociale che la definisce come la disciplina interessata allo
studio delle dimensioni sociali della mente umana, ossia l'intersezione tra gli aspetti individuali della vita
psicologica (legate alle sue specifiche modalità di funzionamento, biologicamente fondate, ma anche alla
storia delle persone e agli elementi di soggettività) e il livello della vita sociale (inteso in termini di
interazione tra le persone ma anche in termini di contesto socio-culturale). L'intersezione tra questi due
aspetti significa sforzarsi di trovare un modello di interpretazione che tiene conto di entrambi i livelli
(psicologico e sociale), applicabile a più fenomeni diversi e non significa limitare la scelta degli oggetti di
studio ad alcuni temi.
La distinzione tra psicologia generale, psicologia sociale e sociologia non si pone in relazione ai temi
trattati, ma al tipo di approccio scelto per interpretare i fenomeni.
Unendo il livello psicologico ad altri livelli di interpretazione di fatti umani si ottiene una conoscenza più
approfondita ed efficace de comportamento, evitando quel rischio di riduzionismo.
Sarebbe un errore cercare di spiegare fenomeni così complessi ricorrendo esclusivamente a categorie
interpretative di tipo psicologico, sarebbe un errore anche tentare di spiegare questi fenomeni così complessi
senza tener conto della dimensione psicologica, che costituisce comunque un importante elemento del
quadro complessivo.
Ciò che caratterizza la psicologia sociale è il riferimento alla mente, in quanto principio organizzatore dei
vissuti, delle esperienze e delle intenzioni delle persone, e quindi in quanto elemento causativo
imprescindibile del comportamento umano. Ciò che distingue la psicologia sociale da quella generale è
all'attenzione per l'origine sociale della maggior parte dei contenuti mentali, i quali possono essere
veramente compresi solo in relazioni alle dinamiche sociali delle quali l'individuo partecipa.
Nel 1908 furono pubblicati due volumi che per la prima volta contenevano nel titolo il termine “psicologia
sociale” e per questo sono tradizionalmente considerati come l'inizio ufficiale della disciplina. Il primo
volume è di McDougall che imposta la nuova disciplina partendo da un punto di vista individualistico,
concentrandosi in particolare su istinti, emozioni, suggestionabilità delle persone. Il secondo volume è di
Ross che esplora temi come l'agire della folla, la conflittualità sociale, l'opinione pubblica, ecc.
Emma Lampa Sezione Appunti
Psicologia Sociale 2. Le teorie sul comportamento umano
Tra l'Ottocento e il Novecento si sono sviluppati 5 modelli teorici di spiegazione del comportamento
umano in stretto rapporto con lo sviluppo delle scienze naturali e del positivismo. Si tratta di modelli molto
generali che hanno alla base una specifica idea della natura umana e delle possibili motivazioni del
comportamento. Questi modelli si sono originati in ambito psicologico e sono stati poi utilizzati anche altre
nelle altre scienze umane proprio per il fatto che esse tutte hanno in definitiva in comune l'obbiettivo di
comprendere il comportamento.
1. Modello biologico: all'origine di questa concezione ci sono le grandi scoperte dell'evoluzionismo
darwiano della metà dell'Ottocento. L'idea di fondo, che transitò dalle scienze naturali alla psicologia, il
processo di selezione per adattamento governa le caratteristiche morfologiche e funzionali degli esseri
viventi e governa i comportamenti, le motivazioni e le disposizioni personali. Quindi un determinato tratto
comportamentale (come ad esempio l'aggressività) è il risultato di un lungo processo evolutivo, nel corso del
quale quel tratto è stato selezionato come utile alla sopravvivenza.
Tra fine Ottocento e inizio Novecento si svilupparono diversi approcci:
- psicometrico: misura le potenzialità intellettive, evidenziandone la base ereditaria e le possibili
correlazioni con l'appartenenza a gruppi etnici e nazionali
- istintualista: riconduce il comportamento a specifici istinti, che si sono sviluppati per la loro funzione
adattativa (darwinismo sociale = sopravvivenza del più adatto)
- funzionalista: valorizza il ruolo delle motivazioni, dei comportamenti, per l'equilibrio e lo sviluppo del
sistema in cui si inserisce
- psicologia evoluzionista: approccio più recente che esamina i processi psicologici in funzione della loro
utilità per la soluzione dei problemi di adattamento
Questi approcci vennero però criticati per la loro natura eccessivamente deterministica e perché sono una
iper-semplificazione delle ragioni dell'azione umana nel momento che tutti i comportamenti verrebbero
ricondotti in ultima analisi a poche fondamentali motivazioni di base, tutte centrate intorno al tema della
sopravvivenza.
2. Ruolo delle dinamiche sociali: approccio della psicoanalisi sviluppato da Sigmund Freud. L'
orientamento psicoanalitico tende a spiegare tanto l'individuo, con le sue
caratteristiche/disposizioni/motivazioni, quanto le relazioni interpersonali e la società nel suo complesso,
facendo riferimento a dinamiche inconsce. Per Freud il comportamento è l'esito di processi che si svolgono
al di sotto del livello di consapevolezza degli individui, in un mondo spesso oscuro e misterioso al quale si
può accedere solo in modo molto parziale, con le tecniche messe a punto nella pratica psicoanalitica. In
questo mondo inconscio si svolge una lotta costante tra le pulsioni e le richieste della realtà
esterna/norme/meccanismi di difesa. La prospettiva psicoanalitica è diventata una delle più importanti
modalità di interpretazione del comportamento umano. Nell'ambito della psicoanalisi si sono sviluppati, in
polemica con Freud due filoni (psicoanalisi culturalista e la psicoanalisi interpersonale) che hanno
Emma Lampa Sezione Appunti
Psicologia Sociale valorizzato le dimensioni relazionali e comunicative nella strutturazione della personalità e si sono
sviluppate anche le collaborazioni interdisciplinari come l'antropologia psicologica che esplora il ruolo della
cultura, dell'organizzazione sociale e delle pratiche di allevamento e socializzazione nella strutturazione
della personalità.
3. Spiegazione comportamentista: si sviluppa negli Stati Uniti nella prima metà del Novecento, questa
corrente si sviluppa grazie anche alle influenze dei risultati degli esperimenti di riflessologia condotti da
Pavlov. Il comportamentismo è una prospettiva di ricerca psicologica che esclude dal campo di studio tutto
ciò che non è direttamente osservabile e quantificabile. Si riferisce cioè ai comportamenti che possono
essere spiegati come reazione agli stimoli che provengono dall'ambiente. I processi elaborativi mentali
intermedi tra lo Stimolo e la Risposta non vengono esaminati perché non direttamente osservabili, anche se
si ritiene che esistano. Per questo modello la psicologia deve essere oggettiva e quindi non può prendere in
considerazione la soggettività e la coscienza. Gli stimoli possono essere distinti tra antecedenti all'azione
(cercano di produrre/indurre un determinato comportamento) e conseguenti all'azione (le reazioni che
l'individuo ottiene dall'ambiente in risposta alla sua azione, definite rinforzi). A seconda del valore positivo
o negativo dei rinforzi aumenta o diminuisce la probabilità che uno specifico comportamento si ripeta.
Watson è il fondatore della psicologia comportamentista con il manifesto del 1913, riteneva che quasi tutti
i comportamenti sono conseguenti al condizionamento e che l'ambiente modella il comportamento
rinforzando specifiche abitudini. Le differenze tra gli individui non sono innate/ereditarie ma dipendenti da
esperienze di apprendimento o condizionamento.
In questo modello nasce un dibattito tra i più radicali e i meno radicali: i più radicali (tra cui Skinner)
vedono la mente come una black box (= scatola nera) la cui conoscenza non è oggetto di interesse visto che
si può comprendere il comportamento semplicemente osservando le sue manifestazioni esterne, i meno
radicali credono che tra Stimolo e Risposta ci sia la mediazione dell'Organismo, ovvero le abitudini, le
preferenze e le intenzioni di un individuo che trasforma il modello da S-R a S-O-R. il riconoscimento da
parte di Tolman che il rapporto tra S e R è mediato da “mappe cognitive” apre lo sviluppo alla teoria
cognitiva.
4. Prospettiva cognitiva: il punto di partenza è l'idea che il comportamento dell'individuo possa essere
interpretato solo partendo dalla comprensione dei processi di funzionamento della mente umana. Gli stimoli
che provengono dal mondo esterno sono come informazioni che la mente rielabora. Ci si rapporta la mondo
esterno non in relazione alle sue caratteristiche oggettive, ma in relazione al modo in cui tale caratteristiche
sono percepite/memorizzate/rielaborate in una rappresentazione del mondo (= rappresentazione del reale
ambiente nel quale si svolge la nostra azione). C'è uno scarto possibile tra le caratteristiche oggettive del
mondo e la sua rappresentazione mentale.
Sono state analizzate le diverse fasi del percorso di trattamento delle informazioni: percezione (con
riferimento ai processi di selezione, organizzazione, categorizzazione e schematizzazione), la memoria (a
breve e lungo termine), i processi decisionali e la soluzione dei problemi (= problem solving).
Emma Lampa Sezione Appunti
Psicologia Sociale Per la psicologia sociale l'approccio cognitivo si è tradotto in cognizione sociale che si occupa dei modi in
cui si realizza la conoscenza di sé e del mondo sociale.
Le tematiche maggiormente studiate sono:
• La percezione delle persone: i processi di integrazione dei diversi elementi in un tutto organizzato e
processi di inferenza che ci permettono di farci un'idea di elementi che non conosciamo a partire da quelli di
cui abbiamo esperienza
• Gli stereotipi: ossia le aspettative e le credenze nei confronti delle persone in base al loro gruppo di
appartenenza
• Le attribuzioni causali: che orientano nel giudicare gli eventi
• Gli schemi: cioè forme predefinite di strutturazione della conoscenza che guidano nella raccolta e
elaborazione delle informazioni
• Le eucaristiche di giudizio: ovvero scorciatoie di pensiero
I limiti dell'approccio cognitivista sono:
• Il determinismo tra elementi del mondo esterno e le azioni dell'individuo. L'ottica cognitivista amplia il
ruolo di mediazione, che già i comportamentisti avevano assegnato ai processi mentali individuali, ma non
ne altera la sostanza poiché dato un certo Stimolo e date certe caratteristiche del sistema cognitivo non può
che seguire una certa elaborazione e dunque una Risposta comportamentale.
• La prevalenza di aspetti di stabilità rispetto a quelli di novità/cambiamento. I processi cognitivi sono mossi
da risparmio di risorse per cui le informazioni in arrivo tendono ad armonizzarsi con quelle già possedute, di
conseguenza i modi di organizzare la conoscenza tenderanno a stabilizzarsi e a riprodursi.
• L'approccio decisamente individualistico. Questo è un limite perché l'essere umano non si rapporta la
mondo esterno in modo individuale ma sempre con la mediazione delle relazioni sociali.
5. La prospettiva gestaltista: si è sviluppata in Germania agli inizi del Novecento. L'idea di fondo era che
la conoscenza di oggetti fisici, degli eventi psicologici, delle persone e dei fatti non avviene in modo
sommatorio ma come percezione di un tutto unitario. I gestaltisti avevano un atteggiamento fenomenologico
nei confronti della conoscenza, lo sforzo conoscitivo non deve indirizzarsi a comprendere la vera essenza
del mondo ma deve partire dal modo in cui ne facciamo esperienza, ossia da come il mondo ci appare. Gli
autori Von Ehrenfels, Wertheimer, Köhler, Koffka diedero vita a questo movimento che si opponeva alla
pretesa comportamentista di escludere la mente dal campo della psicologia e dell'elementismo strutturalista
di derivazione wundtiana. Verso gli anni Venti il movimento lasciò la Germania per motivi di persecuzione
razziale e si rifugiò negli Stati Uniti. Anche Lewin emigrò e si dedicò ad applicare i paradigmi gestaltisti alla
comprensione dei fatti sociali. Lui introdusse nella psicologia sociale il concetti di campo, che esprime
l'idea che ogni fenomeno può essere compreso come effetto di una molteplicità di fattori interdipendenti che
si influenzano reciprocamente in un'ottica di sistema. Secondo Lewin il comportamento è l'effetto di una
molteplicità di fattori ed è in funzione della persona e dell'ambiente in cui agisce, per cui se cambia la
persona ma l'ambiente rimane lo stesso cambierà il comportamento e quando cambia l'ambiente ma la
persona è la stessa di conseguenza anche qui cambierà il comportamento. Quello che Lewin chiama spazio
Emma Lampa Sezione Appunti
Psicologia Sociale di vita è un sistema dinamico in cui sono legati la persona e l'ambiente nel quale la persona vive, la zona di
frontiera è il territorio di confine in cui i fatti dell'ambiente sono tradotti in eventi dotati di senso e di
importanza per la vita psichica della persona entrando a far parte del suo spazio vitale. In questa ottica il
campo è la totalità. Secondo Lewin nessun intervento può raggiungere i suoi obiettivi se non si dispone di
una efficace teoria sulla genesi del fenomeno, e le teoria hanno sempre bisogno di essere empiricamente
verificate. Ciò ha portato allo sviluppo della ricerca-azione (o ricerca-intervento).
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Psicologia Sociale 3. Il sociale nella mente
Wundt è uno dei fondatori della psicologia sociale e ha avviato il primo laboratorio di psicologia
sperimentale. Egli era convinto che solo i processi psicologici elementari potessero essere studiati a livello
individuale, mentre per i processi mentali superiore occorresse tener conto del contesto storico e culturale in
cui si realizzano, dal momento che si manifestano concretamente in quanto strumenti di relazione sociale.
Nel corso del Novecento lo sviluppo delle scienze umane ha costantemente oscillato tra l'ideale conoscitivo
cui tendono le scienze naturali (ovvero raggiungere una conoscenza oggettiva del mondo, fatta di leggi
universalmente valide) e la consapevolezza che il proprio oggetto di studio, ovvero il comportamento
umano, può essere compreso solo come fenomeno storicamente determinato.
Nel caso della conoscenza del mondo umano, il soggetto che conosce non è indipendente dall'oggetto di
conoscenza poiché è egli stesso parte del mondo che si propone di conoscere. Questo significa che le
interferenze soggettive sono alte e che la conoscenza del mondo umano non è un progressivo
avvicinamento a una verità ma è un incessante processo di organizzazione/interpretazione/assegnazione di
significato alla realtà.
Il processo di assegnazione di significato non avviene individualmente ma collettivamente perché
l'individuo attua tenendosi in costante contatto con i suoi simili.
La dimensione sociale si può considerare come un elemento costitutivo della mente umana che risulta
strutturata in funzione delle dinamiche di confronto sociale a partire dal primo momento (che è la
conoscenza del mondo).
Mead segue gli insegnamenti di Wundt concettualizzò la mente come un processo sociale perché è
strutturata come incessante scambio di simboli significanti e dunque come il risultato dell'interazione con i
propri simili, mediata dal linguaggio. Questo approccio di Mead è noto come interazionismo simbolico.
La mente emerge nella comunicazione grazie al supporto del linguaggio.
La conoscenza del mondo per l'essere umano è fondata sull'attribuzione di significati agli eventi, è un
processo sociale in quanto presuppone sempre un altro con il quale il significato è condiviso e negoziato.
Le relazioni sono in grado di orientare il modo in cui le nostre rappresentazioni del mondo sono prodotte e
integrate in un tutto dotato di senso. Questa capacità ha costituito un vantaggio per la specie umana.
L'abilità di percepire gli stati d'animo e le intenzioni dei propri simili ha permesso di sviluppare le attività
collaborative fondate su rappresentazioni elaborate collettivamente e su progettualità condivise.
Posto che la conoscenza del mondo è un'impresa collettiva e la mente è il risultato dello scambio di simboli
con i nostri simili, il tema centrale è la comunicazione per la comprensione dei processi psicologici e del
comportamento umano, l'oggetto della psicologia sociale diventa il modo in cui gli individui si scambiano
informazioni sul mondo, confrontando e integrando i rispettivi punti di vista.
Negli anni Ottanta si sviluppa la psicologia culturale, un approccio che valorizza la dimensione sociale dei
processi psicologici. Questo filone si distingue per:
• L'idea che i processi psicologici e la mente sono strutturati (e non influenzati) dalle interazioni sociali e
dalla cultura. La vera sostanza dei processi psicologici consiste in procedure di assegnazione di senso alla
Emma Lampa Sezione Appunti
Psicologia Sociale realtà. Il rapporto tra persone e realtà esterna è mediato da strumenti culturali (come il linguaggio, le idee, i
valori, i simboli, gli oggetti, …) e la mente può operare attraverso questi strumenti culturali.
• La cultura non è un insieme statico e definito di strumenti che ciascuno eredita e introietta passivamente,
ma è un processo di continua verifica e riadattamento degli strumenti nella pratica quotidiana in
un'incessante negoziazione con gli altri. La vera natura della cultura e il suo potenziale di strutturazione
della mente vanno ricercati nei momenti di transizione/negoziazione/ scambio tra culture e non nelle
caratteristiche di ciascuna cultura. Una intercultura è un percorso di ibridazione e di scambio. La mente
umana è dialogica, strutturata dalle pratiche discorsive.
Negli anni Settanta inizia una crisi della psicologia sociale dove vengono criticati l'individualismo (proprio
dell'approccio cognitivista, questa critica viene mossa per rivalutare la dimensione sociale per porre
attenzione al contesto in cui i processi psicologici si realizzano) e la predilezione per le procedure di
laboratorio (perché esse presentano il grave inconveniente di perdere il contatto con i contesti e con la
complessità della vita reale). Queste critiche hanno portato alla maggiore sensibilità in psicologia sociale
verso temi come la comunicazione e la costituzione sociale della conoscenza e gli esperimenti di
laboratorio sono stati affiancati da partiche di ricerca a maggior valenza ecologica (vale a dire capace di
studiare i fenomeni nel loro contesto di svolgimento reale).
La ricerca si è sempre più concentrata sui modi in cui attraverso la comunicazione si realizza la
strutturazione sociale nei processi psicologici, questi modi sono il linguaggio, la conversazione, … elaborati
da uno specifico gruppo umano.
Questa posizione critica si esprime con livelli diversi di radicalità, la visione più radicale elimina la necessità
di riferirsi ai fenomeni mentali separati da quelli sociali e considera l'individuo come determinato dalle
condizioni esterne in cui opera, gli approcci meno radicali valorizzano il ruolo dei processi sociali nella
produzione dei contenuti della mente e non rinunciano a considerare la mente come un'entità
autonomamente valida.
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Psicologia Sociale 4. Dalla percezione del mondo alla comprensione di sé
La conoscenza del mondo è stata affrontata da tre grandi prospettive teoriche del Novecento:
1. Le Gestalt percettive: la Gestalttheorie o Teoria della forma viene elaborata all'inizio del Novecento
da Wertheimer, Köhler, Koffka.
Gestalt significa struttura organizzata o forma. Nasce in risposta alla psicologia di Wundt e rifiuta
l'atteggiamento elementarista.
È stato Von Ehrenfels ad individuare le qualità gestaltiche: Il tutto è più della somma delle singole parti.
Ci sono tre concetti cardine che vengono sviluppati dalla Gestalt:
• La differenza tra realtà fisica (= prodotto mediato dell'attività razionale dei ricercatori) e la realtà
fenomenica (= si costruisce tramite processi di auto-organizzazione insiti negli apparati sensoriali e si
impone con immediatezza ai soggetti partecipanti). Inoltre la realtà fenomenica secondo Metzger può essere
incontrata (= ovvero ciò che percepisco qui e ora fuori e dentro di me, come ad esempio ciò che
vedo/sento/tocco/la stanchezza…) oppure rappresentata (= ovvero ciò che è presente mentalmente nel qui e
ora, che non è percezione ma che conosco cognitivamente come ad esempio ricordi, credenze, fantasie,
immaginazioni…). Secondo il realista ingenuo le cose appaiono così perché sono così, mentre secondo il
realista critico (approccio usato dalla Gestalt) la percezione è una costruzione attiva alla quale
contribuiscono l'ambiente fisico, cioè gli stimoli, e il sistema percettivo. Dal realismo ingenuo al realismo
critico ci sono alcune prove come l'assenza fenomenica in presenza di oggetti fisici (come ad esempio lo
spettro delle radiazioni elettromagnetiche non è visibile interamente perché le nostre capacità percettive
coprono una minima parte ma sappiamo che ci sono) oppure la presenza fenomenica in assenza di un
corrispettivo fisico (come ad esempio il triangolo Kanizsa in cui si percepisce una serie di triangoli
sovrapposti piuttosto che una serie di segmenti e porzioni di cerchio).
• Le leggi di segmentazione del campo visivo le ha individuate Wertheimer e sono dei fattori del campo
visivo: fattore vicinanza (= la forma di raggruppamento che risulta naturale è quella dove la distanza tra gli
elementi è minore), fattore somiglianza (= a parità di condizioni tende a costruirsi la forma in cui la
connessione avviene per somiglianza degli elementi), fattore chiusura, fattore continuità di direzione (=a
parità di altre condizioni si impone quella unità percettiva il cui margine offre il minor numero di
cambiamenti o interruzioni), fattore buona forma, fattore empirico (= l'esperienza passata). Oltre a questi
fattori si aggiunge l'organizzazione figura-sfondo (= un principio evidente nel caso delle figure instabili
dove si è portati a percepire i più diversi oggetti come elementi in rilievo rispetto a sfondi più o meno
uniformi).
• I principi teorici sono:
- il ruolo delle parti nel tutto: quando vengono inseriti in un tutto, le parti subiscono cambiamenti, perdono
alcune proprietà ma ne assumono altre.
- dipendenza delle parti dal tutto: il tutto può cambiare in funzione del cambiamento di una parte (il
cambiamento di una parte determina il cambiamento del tutto).
Emma Lampa Sezione Appunti
Psicologia Sociale - la struttura: ossia il sistema di relazione tra le parti e i diversi ruoli delle parti nel tutto.
- principio di trasportabilità: anche e le figure sono diverse per grandezza e colore la forma è invariata.
Secondo la Gestalt la percezione del mondo è guidata da uno specifico sistema percettivo.
2. Approccio ecologico: nasce negli anni Settanta da Gibson. Secondo questa prospettiva gli stimoli
ambientali sono fonti di informazioni e l'individuo riconosce e raccoglie le informazioni già presenti
nell'ambiente, inoltre l'elaborazione sarebbe guidata dai dati raccolti nell'ambiente (= data-driven). Le
affordances sono informazioni disponibili nell'oggetto percepito e sono le possibilità offerte dal contesto in
cui viviamo. Le qualità che percepiamo servono per adattare l'organismo all'ambiente, questo si attua in due
modi:
- un adattamento funzionale alla sopravvivenza della specie, i sistemi percettivi si sarebbero sviluppati per
cogliere direttamente la complessità delle informazioni presenti nell'ambiente in cui ci troviamo per cui i
sistemi sensoriali non si limitano a trasmettere le informazioni elementari che poi vengono sottopose ad
elaborazioni inconsce ma sono in grado di cogliere proprietà di ordine superiore.
- una adattamento funzionale per il raggiungimento degli obbiettivi individuali, qui le affordances vengono
percepite anche in funzione del bagaglio di esperienze individuali e degli obbiettivi individuali. Fin dai
primi mesi cogliamo informazioni ambientali essenziali alla sopravvivenza e con l'apprendimento
impariamo a riconoscere più sottilmente le informazioni e, al mutuare degli obbiettivi individuali, cogliamo
informazioni per noi rilevanti, tralasciandone altre.
Ci sono due esempi di capacità di cogliere informazioni complesse: il gradiente tissurale (= si ha quando si
osserva una superficie, la grandezza degli elementi e la loro distanza diminuisce man mano che la superficie
si allontana dall'osservatore) e il paradigma del precipizio visivo (o visual cliff = in questo esperimento un
bambino è posto su un tavolo il cui piano è disegnato a scacchi, a metà del tavolo il piano si interrompe ed è
sostituito da una lastra di vetro trasparente, sotto la lastra si vede il pavimento a una certa distanza con lo
stesso disegno a scacchi e dà la percezione visiva del precipizio. Si osserva che i bambini di pochi mesi
camminano fino a metà del tavolo ma si fermano in corrispondenza del precipizio dimostrando che
percepiscono la profondità visiva. Se sollecitati i bambini integreranno la percezione visiva con quella tattile
e a riconoscere così la lastra di vetro per proseguire fino all'altra estremità del tavolo). Secondo alcuni studi
recenti le percezioni ambientali sono frutto dello sviluppo e dell'apprendimento.
Secondo l'approccio ecologico la percezione del mondo è guidata da informazioni presenti
nell'ambiente ma il soggetto non rielabora e non integra le informazioni.
3. New Look: si sviluppa dagli anni Cinquanta a Harvard. È una teoria che riconosce un ruolo attivo
all'individuo (fenomenologia attiva) e la rappresentazione degli stimoli sensoriali è controllata da processi
di ordine superiore secondo Bruner. Le intenzioni, i valori e la cultura guidano l'esplorazione del mondo e
determinano la forma delle percezioni. Non sono solo i fattori percettivi a organizzare il mondo ma anche i
fattori personali. Per Burner (capofila del movimento) la percezione è pienamente psicologica, è un processo
che ha la funzione di rappresentare il mondo e di difendersi da alcuni aspetti di sé non piacevoli, non
vedendo certe cose. Per capire la prospettiva proposta dal New Look è sufficiente studiare l'esperimento
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Psicologia Sociale delle monete: gli autori chiedono a bambini agiati e non di stimare la dimensione di monete di diverso
valore (eguagliandone il diametro con un fascio di luce proiettata). La dimensione delle monete (di 5,10,50
centesimi) di maggiore valore era sistematicamente sovrastimata quindi si dava maggior valore a maggiore
dimensione e questo effetto era maggiore per i bambini più poveri.
Secondo la prospettiva New Look la percezione del mondo è guidata dai dati percettivi e dai fattori
personali insieme.
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Psicologia Sociale 5. La percezione degli altri attraversa molteplici settori della
psicologia
Per quanto riguarda la formazione delle prime impressioni ci sono 3 ordini di spiegazione:
1. Modello configurazionale: modello proposto da Asch che estende i principi della Gestalt all'ambito delle
prime impressioni. Secondo questa interpretazione, l'insieme dei tratti attribuiti ad una persona contribuisce
e definire una impressione globale, all'interno della quale vengono inserite le successive informazioni
disponibili. Le persone sono percepite come unità complesse e le proprietà degli elementi che definiscono
queste unità dipendono dall'insieme stesso in cui sono inserite. Il modello configurazionale trova sostegno
nel paradigma sperimentale sviluppato da Asch: l'autore sottopone i partecipanti alcune liste differenti di
aggettivi che descrivono una persona ipotetica, chiedendo di trarne una impressione, i partecipanti sono
suddivisi in due condizioni: al primo gruppo viene proposta la lista “intelligente, abile, laborioso, caldo,
determinato, pratico, prudente”, al secondo gruppo viene proposta la lista “intelligente, abile, laborioso,
freddo, determinato, pratico, prudente”. La manipolazione sperimentale consiste nella variazione del termine
centrale. I risultati indicano che i partecipanti che ricevono la lista “caldo” tendono a descrivere la persona
come generosa e di buon carattere, mentre la lista “freddo” si formano l'impressione di una persona snob. La
conclusione dell'esperimento è che al variare di un singolo elemento l'intera configurazione tende a
cambiare. Non tutti i termini hanno un peso uguale nelle configurazioni. Asch mostrò anche che i primi tratti
della lista contribuiscono in misura maggiore alla formazione dell'impressione globale, l'effetto primacy
viene interpretato in questa prospettiva come un indice della costruzione della configurazione. I primi tratti
iniziano a definire il contesto in cui gli altri elementi vengono inseriti fino a formare una Gestalt percettiva
vera e propria.
2. Modello algebrico: proposto da Anderson, secondo l'autore nella formazione delle prime impressioni si
procede secondo un processo bottom-up che parte dalle informazioni raccolte e procede a una successiva
combinazione. La posizione di ciascun tratto nella lista contribuisce a conferire maggiore o minore
importanza ai tratti proposti: le prime informazioni sono più semplici da ritenere in memoria poiché non
subiscono l'interferenza degli elementi successivi (effetto primacy), ma anche le ultime informazioni sono
in parte favorite perché più vicine al compito di valutazione (effetto recency). L'integrazione algebrica tra
posizione e valutazione darà luogo a un giudizio di valore complessivo anche se è un processamento
dispendioso dal punto di vista cognitivo.
3. Interpretazione ecologica: studia la formazione delle prime impressioni in contesti reali. Secondo questa
prospettiva la percezione delle social affordances dipende dalla sintonia tra informazioni offerte dalla
persona osservata e la sensibilità dell'osservatore. Un problema potrebbe essere la sovra-generalizzazione
per cui le percezioni basate sul riconoscimento di informazioni presenti nello stimolo si estendono anche in
contesti inappropriati, come ad esempio gli adulti con tratti infantili (occhi grandi e viso tondeggiante) sono
percepiti secondo tratti tipici dei bambini (deboli, semplici), si tratta di generalizzazioni non adatte.
Uno sforzo di integrare i diversi modelli è quello sviluppato in ambito della social cognition da Fiske e
Emma Lampa Sezione Appunti
Psicologia Sociale